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La Cappella Sansevero, nel cuore storico di Napoli, è uno dei luoghi più affascinanti e misteriosi della città partenopea. In essa la bellezza delle opere d'arte custodite si fonde al fascino della leggenda e della misteriosa figura del suo ideatore: Raimondo di Sangro, principe di Sansevero. Nata nel '600 come luogo di culto per ospitare le sepolture e dare lustro ai memebri della nobile famiglia, fu nel '700 che la cappella subì profonde trasformazioni per opera del principe Raimondo, che la riorganizzò secondo criteri personali, trasformandola in un vero e proprio scrigno d'arte con sculture marmoree di rara bellezza. Dall'ingresso principale si accede direttamente all'unica navata dove lateralmente, a destra e a sinistra, sono disposti i mausolei sepolcrali sotto grandi arcate, delimitate da gruppi scultorei raffiguranti diverse virtù dedicate alle donne del casato. Nulla è affidato al caso e tutto segue una propria simbologia in parte ancora occulta. Il principe Raimondo fu noto per le sue doti di alchimista e incessante sperimentatore, nonchè per i suoi legami massonici ed ogni cosa, realizzata sotto la sua continua supervisione, va letta attraverso i suoi molteplici significati e secondo un progetto premeditato. Le statue, raffiguranti le virtù, rappresentano così le tappe del processo conoscitivo mirato al perfezionamento interiore, mentre il pavimento labirintico, opera di Francesco Celebrano, rappresenta nelle geometrie, le difficoltà che l'uomo incontra prima di approdare alla conoscenza. Ma sono tre i capolavori che più di tutti rivelano l'incredibile maestria degli scultori, tanto da lasciare increduli dinnanzi ad opere uniche al mondo. Il Cristo velato è senz'altro quella più nota al mondo intero. Realizzato nel 1753 dallo scultore napoletano Giuseppe Sanmartino, la scultura giace dinnanzi all'altare maggiore e la luce che la illumina rivela qualcosa di straordinario e al di fuori dell'immaginario. Il velo, che ricopre Cristo, attraverso pieghe e trasparenze, aderisce perfettamente al corpo esanime, tanto da lasciar intravedere ogni dettaglio. 

Cristo velato7

Si fa fatica a credere che tutto sia stato ricavato da un unico blocco di marmo e diverse sono state le leggende legate alla sua realizzazione, tra le quali quella secondo cui il principe Raimondo di Sangro sarebbe intervenuto nell'opera attraverso una sperimentazione alchemica trasformando un velo reale in marmo. Ma la realtà è che nessuno mai riuscì a riprodurre un realismo tale attraverso la scultura. Lo stesso Canova appena la vide, sarebbe stato disposto a cedere 10 anni di vita pur di venire a conoscenza della tecnica impiegata dal Sanmartino. Come si evince dagli atti notarili, il principe incaricò lo scultore napoletano che fosse fatta "una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua". Lo scultore attraverso il velo perfettamente aderente al corpo amplifica la drammaticità del compianto ed è impressionante il realismo emanato da alcuni dettagli, come le vene sulla fronte, i ricami ai bordi del sudario, la corona di spine, i chiodi, la tenaglia, la morbidezza dei cuscini... 

Insieme al Cristo Velato, altre due sculture, poste ai lati dell'altare maggiore, stupiscono per la loro eccezionale fattura. Sul lato destro, il Disinganno, realizzato da Francesco Queirolo (1753-54), che Raimondo dedicò al padre Antonio, duca di Torremaggiore. Il gruppo scultoreo raffigura un uomo che cerca di districarsi da una rete, rappresentante il peccato. Un genio alato indica all'uomo il mondo, simbolo delle passioni mondane. Una Bibbia posta ai piedi della scultura e il bassorilievo in basso rimandano nella simbologia a significati allegorici vicini alla massoneria. L'opera fu dedicata al padre Antonio che dopo una vita dissipata e lontana dal figlio ritrovò la serenità attraverso la fede e il ritorno a Napoli, da qui l'immagine dell'uomo che cerca di liberarsi dalle maglie della rete che lo imprigiona. Anche qui ci si trova dinnanzi ad un opera originale perchè mai rappresentata prima, ma soprattutto che sconvolge per l'incredibile riproduzione della rete in ogni dettaglio, anch'essa ricavata da un unico blocco di  marmo. L'altra statua, alla sinistra dell'altare, è la Pudicizia, dedicata invece alla madre Cecilia Gaetani, morta prematuramente quando Raimondo aveva appena un anno. 

Il Disinganno1

L'opera è di Antonio Corradini (1752) e il velo che la ricopre è leggero e impalpabile, perfettamente aderente alla pelle. Lo sguardo perso nel tempo, l'albero della vita e la tavola spezzata, sottolineano il senso di dolore e di vita interrotta. Anche qui la statua si carica di significati allegorici, rappresentando la Sapienza, con una chiara ispirazione alla dea velata Iside. Ma le meraviglie non si esauriscono qui e continuano nella cavea sotterranea dove sono esposte le cosidette Macchine anatomiche che Raimondo di Sangro fece realizzare dal medico palermitano Giuseppe Salerno. Si tratta di due scheletri, un uomo ed una donna, sui quali vi è riprodotto l'intero sistema artero-venoso fin nei più piccoli dettagli. Ancora oggi non è possibile dare una spiegazione certa su come sia stato possibile realizzare un sistema così preciso e capillare. Una vera avanguardia scientifica per l'epoca. macchine anatomiche1Non mancano svariate ipotesi, tra le quali quella secondo cui nei corpi sarebbe stata iniettata una sostanza, forse del mercurio, in grado di metallizzare i vasi sanguigni fino ai più piccoli capillari. Operazione possibile soltanto quando il corpo è vivente e il sangue è in circolo, il che renderebbe l'esperimento macabro e surreale...ma pare sia solo una leggenda. Sembra infatti che sia stato realizzato con fili metallici e cera colorata forniti al medico dallo stesso principe. Comunque sia entrambi furono realizzati a scopo didattico per ampliare la conoscenza sul sistema circolatorio affinchè l'osservatore potesse stupirsi dinnanzi alle due "macchine", ammirando per la prima volta una riproduzione così accurata e dettagliata.  

le immagini sono state catturate durante una concessione straordinaria del museo offerta ai visitatori