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img 1904aNapoli. Sono tante le cave di tufo che si aprono nel sottosuolo della città partenopea, opera di scavi secolari realizzati per l'estrazione della pietra vulcanica impiegata per la costruzione della città stessa. In una di queste, da parete ad un grande impluvio verso il quale convogliavano le colate di fango e detriti durante le alluvioni dall'alto delle colline sovrastanti, si colloca il Cimitero delle Fontanelle. Più che un cimitero vero e proprio è diventato nel corso dei secoli un luogo dove fede, superstizione, leggenda ma anche vita e morte si confondono dando vita ad una tradizione occulta unica nel suo genere. Il cimitero si colloca in una cava ai margini del rione Sanità. Sono circa 40.000 i resti attualmente presenti ed altri ancora se ne contano nel sottosuolo per una profondità di circa 4 metri. Una quantità enorme di ossa accumulate nel corso dei secoli. Dalla peste del 1656 al colera del 1837, dai terremoti alle guerre, la cava finì con l'accogliere migliaia di salme che da ogni dove venivano qui trasferite. Un numero impressionante di cadaveri anonimi destinati alle fosse comuni. Prima che l'editto napoleonico di Saint Cloude del 1804 ponesse la sepoltura in cimiteri esterni, soltanto chi poteva riusciva ad ottenere una sepoltura in chiesa. Ma quando le chiese diventarono sature, i salmatari apparentemente sistemavano la salma per poi trasferirla segretamente in cave abbandonate ammassandole a tutti gli altri corpi che non potendo avere degna sepoltura, andavano a costituire le cosiddette "anime pezzentelle" . Non era raro che durante forti alluvioni le cave venissero inondate ed i corpi si riversassero per le strade trascinati a valle dalla colata di fango inducendo la gente a non vedere per paura che tra i corpi ciascuno potesse riconoscere i propri defunti. Fu soltanto dalla metà dell'800 che il parroco Don Gaetano Barbati, insieme all'intervento di donne popolane particolarmente devote, diede inizio ad un piano di riordino dei resti che è quello attualmente visibile. E' dalla metà dell'800, quando il riordino fu terminato ed il luogo aperto al pubblico, che nel popolo cominciò a diffondersi il culto per le anime del purgatorio. "Le capuzzelle", come venivano chiamate, divennero l'oggetto cui chiedere grazie e favori spesso consistenti in vincite alla lotteria, guarigioni, possibilità di trovare marito ed altro ancora. Spesso erano le donne a praticare tale usanza. Alcune, cosidette "maste", più di altre, manifestavano una spiccata propensione nell'esercitare tale culto, dimostrandosi capaci di riconoscere il teschio maggiormente disponibile ad elargire la grazia e che aveva quindi bisogno di più "rifrisco", ovvero di refrigerio dalle sofferenze del purgatorio. In cambio di preghiere, l'anima avrebbe trovato refrigerio ed elargito così la grazia al devoto. Una volta scelto il cranio che si riteneva essere maggiormente bisognoso, il devoto lo adottava garantendogli preghiere, una sistemazione migliore in una teca, ornandolo con fiori, luci, rosari, lucidandolo, facendogli visita costantemente, come se fosse a tutti gli effetti un membro di famiglia, ma se la grazia tardava ad arrivare ecco che veniva allora trascurato e non si esitava a sceglierne un altro. Attorno al culto non tardarono a nascere leggende ricche di fascino e mistero legate ad alcune figure particolari delle anime pezzentelle, come quella del "Capitano", del "monaco", di "Pasqualino", "donna Concetta" dalle quali i devoti avrebbero ricevuto grazie. Il Cimitero delle Fontanelle è la rappresentazione del forte legame che unisce la città di Napoli con la fede e la superstizione. E' l'interpretazione di una morte che anzichè essere nemica e temuta diventa mezzo da cui trarre vantaggio dalle miserie della vita terrena.

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