Una camminata lungo un sentiero nel mese di Maggio può rivelare un universo infinito di vita e di bellezza. Nel pieno della primavera, al culmine delle fioriture, essenze spontanee colorano i tornanti delle colline tra boschi di carpino e castagno. La strada attraversa il bosco interrompendo le fitte alberature che corrono lungo il versante, aprendo così squarci di luce e di sole che offrono le condizioni giuste per la diffusione di arbusti ed erbacee perenni endemiche. Rose canine, rovi, nigella, digitalis, carote selvatiche, orlaya, campanula, orchidee selvatiche... Popolano i margini del sentiero godendo di luce e frescura. Da contorno, una miriade di creture animano un microcosmo colorato e operoso, intento a svolazzare tra un fiore e l'altro in continuo fermento. Folti cespugli di rosa canina sovrastano giovani alberi e i fiori, semplici e bianchi, si fondono a quelli rosati dei rovi, creando accostamenti delicati come fossero combinati da mani esperte. Ovunque la natura regala scorci di una bellezza semplice ma infinitamente ricca di dettagli su cui soffermarsi: un monito a concentrarsi su ciò che spesso passa inosservato e immeritevole di attenzioni. Qui, d'altronde, basta poco a distrarsi dall'infinitamente piccolo. L'opera dell'uomo domina il paesaggio in modo stupefacente rubando gli occhi a sè. Dall'alto, lo sguardo corre giù a valle, verso la maestosa architettura dell'acquedotto carolino: superba opera d'ingegneria settecentesca realizzata dal celebre Vanvitelli per portare l'acqua dalle sorgenti del monte Taburno fino alla Reggia di Caserta.
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