Celebrazioni e manifestazioni religiose sono una parte imprescindibile nella vita dell’uomo che dalla notte dei tempi è in cerca del sovrannaturale che dia conforto e certezza dinnanzi al mistero della vita e tanti sono i popoli e le storie di ciascuno così come le credenze e le modalità con cui ci si approccia al divino. I secoli intercorsi sono tanti e inevitabili sono le contaminazioni nella fede, che ha conservato retaggi spesso indefiniti che il popolo ha plasmato per renderlo a sua immagine e somiglianza. Siamo a Nola, in provincia di Napoli, in un’ Italia dove il sentimento per la fede cattolica assume connotati diversi più o meno intensi da regione a regione. Dal V secolo d.C. la tradizionale Festa dei Gigli di Nola non si è mai fermata. Una tradizione antichissima quindi che negli anni si è affinata fino ad assumere le fattezze di un evento estremamente coinvolgente ed emozionante, specie per i nolani che lo considerano parte integrante e identitaria di un popolo intero. La Festa dei Gigli è tale che è stata patrocinata dall’Unesco come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Un evento dalla portata enorme che impiega un anno di preparazione e tante risorse nelle sua realizzazione, dalla grande forza emotiva e aggregante. Tutto nasce dalla leggenda secondo la quale San Paolino, vescovo di Nola, sacrificò la propria libertà per riscattare quella dei nolani schiavi dei Visigoti. Quando San Paolino tornò a Nola nel 431 d.C., libero dalla prigionia dei barbari, fu accolto con dei gigli dagli 8 membri delle corporazioni di arti e mestieri che lo accompagnarono fino alla sede vescovile con i propri gonfaloni. Da allora ogni anno i nolani celebrano l’evento portando in parata 8 gigli che hanno assunto sembianze diverse nel corso degli anni, passando da semplici ceri addobbati fino agli enormi obelischi di oggi.
Sono le ore 13.00 di domenica 25 Giugno 2017 e piazza Duomo è gremita di gente. E’ il momento della benedizione da parte del vescovo e dell’uscita del busto di San Paolino dal duomo. Otto obelischi in legno alti 25 metri ciascuno, decorati frontalmente con cartapesta sono disposti a gruppi di 4, ai lati della piazza. Al centro, dinnanzi al palazzo comunale, situato di fronte al duomo, la Barca anch’essa in legno e cartapesta. La barca starebbe a simboleggiare l’approdo di San Paolino che dall’Africa arrivò sulle coste partenopee una volta libero. La piazza è piena e l’afa del primo pomeriggio non scoraggia il pubblico nè tantomento chi dovrà impegnarsi nella parata. I Gigli sono 8 e ciascuno è associato ad un’antica corporazione: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Beccaio, Calzolaio, Fabbro e Sarto, e ciascuna ha il proprio seguito di tifosi e sostenitori come vere e proprie squadre di un palio. La voce del microfono annuncia il vescovo che dà inizio alla benedizione e subito dopo il busto di San Paolino esce dal Duomo portato in piazza dai fedeli. Il busto seguito dagli 8 gonfaloni fa il giro della piazza mostrandosi dinnanzi ad ogni Giglio. La devozione dei nolani per San Paolino è tanta e continua all’interno del duomo dove giacciono le reliquie. Terminati i primi festeggiamenti la piazza si svuota, mentre i Gigli svettano come sentinelle. E’ ora di pranzare. L’appuntamento è fissato per le ore 15.30 quando il primo Giglio, quello dell’Ortolano, lascerà la piazza per cominciare la folle parata…
Ore 15.30 il Giglio dell’Ortolano si prepara per primo, mentre la folla comincia ad accalcarsi pronta a seguirlo e a sostenerlo. Le decorazioni frontali richiamano San Paolino, altre riproducono quadri di De Chirico ( credo sia un omaggio all’artista vista la mostra tematica presente in città), un altro ancora riproduce una guglia della Sagrada Familia, come riferimento al legame di San Paolino con Barcellona…. Sul Giglio trovano posto i musicisti, i tecnici, gli impianti audio, i cantanti, e tutti coloro necessari alla guida. Salirvi sopra è motivo di vanto e di orgoglio e non mancano donne, bambini o membri storici della corporazione che vogliono prendervi parte. Ai piedi del Giglio, la Paranza, ovvero lo squadrone composto da tutti coloro impegnati attivamente alla guida del Giglio. La ballata è cominciata e il primo Giglio procede fiero la sua strada. Il percorso è lo stesso da secoli e si snoda tra le vie del centro storico seguendo un intinerario ben preciso.
La vera forza è in basso, tra coloro che sostengono il giglio e lo trasportano sollevandolo con la sola forze delle spalle. Più di 120 uomini, i cullatori, si dispongono in fila lungo pali di 6 metri paralleli tra loro disposti ai 4 lati della base. A loro il compito di trasportarlo guidati dalle indicazioni del capo paranza, che decide il momento in cui bisogna procedere spediti, ruotare di 360 gradi, oppure farlo sobbalzare in segno di forza e bravura. I movimenti sono sincronizzati tra loro ed ognuno sa esattamente come e quando muoversi al minimo cenno. La musica accompagna e scandisce i movimenti supportando lo sforzo e la fatica. Sulle spalle, un panno per attutire l’attrito. Il caldo è opprimente e la fatica diventa doppia. Alcuni avanzano ad occhi chiusi, altri addentano un rosario, altri ancora sollevano gli occhi al cielo. Il peso di un Giglio può arrivare fino a 30 quintali.
I cullatori veterani hanno segni tangibili sulle spalle, deformate da enormi bozzi dovuti all’esercizio sostenuto del peso e ripetuto negli anni. Un segno che anzichè nascondersi è motivo di vanto e profonda devozione. Ricordo qualche tempo fa un giornalista inglese del Daily Mail, Jhon Hall, dedicò un articolo ed un servizio fotografico ai “coraggiosi cullatori” come li defìnì, dal titolo ” deformati dalla fede”, restando incredulo e sgomento dinnanzi a certe conseguenze. I Gigli avanzano lungo le strade del centro, partendo dalla piazza l’uno dopo l’altro ad intervalli di 30/40 minuti. Il percorso prevede prove di abilità in alcuni punti cruciali dove bisogna star attenti a non commettere errori. Un giudice al seguito valuta con attenzione ogni manovra al fine di giudicare il giglio più virtuoso e bravo nell’esecuzione della parata.
E così, da secoli, ogni giglio si ritrova a dover affrontare le difficoltà nei tratti di Girata Caparossa, Girata delle Carceri, Vico Piciocchi, quest’ultimo stretto al punto tale che per poter passare è necessario sfilare i pali laterali lasciando solo quelli in avanti e dietro, sui quali grava l’intero peso del giglio. Dai balconi la folla applaude e qualcuno offre ristoro calando con il paniere dell’acqua. Affacciandosi dalle finestre basterebbe allungare la mano per poterli toccare. I vicoli sono antichi, stretti e bui e ciò amplifica l’imponenza delle poderose macchine a spalla che svettano vorticosamente verso l’alto superando i palazzi. La musica è quella del repertorio popolare napoletano misto a cover di musica leggera nazionale e internazionale, fusi tra loro in modo impeccabile e con grande maestria di musicisti e cantanti. E’ difficile scindere ogni genere mentre la si ascolta.
La band così come i cantanti sono scelti direttamente dal Mestro di Festa, che sin dall’inizio provvede alla scelta di tutto lo staff compresa la paranza che trasporterà il giglio. La musica è incessante e va avanti ininterrottamente a gran volume. I brani sono tutti eseguiti con fiati e percussioni che li rendono così particolarmente assordanti, ma alla folla piace e presa dal ritmo danza e carica di energia la paranza. Il Giglio intanto dà prova di sè e segue a comando le indicazioni del capo paranza. Ogni tanto si inchioda a terra di botto: i cullatori simultaneamente lasciano la presa piegando le ginocchia ed il piomba a terra poggiando sui quattro piedi principali. Anche questo è un momento importante da valutare: la bravura sta nel far oscillare il meno possibile la punta. Il colpo dev’essere secco e immediato. In altri momenti invece è l’opposto: i cullatori, fanno oscillare volontariamente il giglio fino alla punta con un cosiddetto colpo di “frusta” dove la cima deve mostrare la massima oscillazione.
L’idea è quella di assistere ad uno spettacolo dove ogni giglio si distingue dall’altro offrendo un proprio repertorio, un proprio intrattenimento, ciascuno con il suo modo di meravigliare il pubblico dando prova di abilità e della propria capacità di far ballare il Giglio. Man mano che le ore avanzano, i gigli lasciano la piazza ed il centro è in preda al delirio. Ormai le distanze si accorciano e tra i vicoli, ovunque si guardi, le macchine a spalla svettano imponenti creando un colpo d’occhio ed un effetto scenico pazzesco. E così capita di trovarne tre a distanza di 50 metri l’uno dall’altra. Sembra uno scontro tra titani, dove tutti sono coinvolti in un atto di forza sovrumano. Appena il giglio riprende la sua corsa bisogna far in fretta a indietreggiare. La gente è frenetica, pare impazzita muovendosi da una parte all’altra mentre i gigli avanzano da ogni direzione. Ma il percorso è ben delineato ed è impossibile sovrapporsi. Nonostante tutto le regole sono rispettate, infrangerle vorrebbe dire compromettere l’intera manifestazione anche per il nuovo anno.
Il pomeriggio cede posto alla sera e i vicoli si illuminano di luci colorate. L’illuminazione è lì da decenni, tutto è tecnicamente progettato per ospitare il grande evento una volta l’anno. Anche i gigli magicamente s’illuminano e dalla cartapesta i colori ravvivano la facciata che appare ora animata e ancor più suggestiva. Con la sera l’atmosfera generale diventa quella di una grande festa. E’ il momento in cui i gigli impazzano per le stradine e tutto sta per arrivare al culmine. Anche l’adrenalina sale. La folla aumenta in maniera esponenziale, cittadini, forestieri e turisti si confondono nel grande rituale. La concitazione è a mille. C’è un caos pazzesco di musica, battiti di mani e grida di incitamento. La stanchezza mia comincia a farsi sentire. Il caldo torrido del pomeriggio e le 10 ore in piedi mi aveva stremato. Così decido di abbandonare l’evento, soddisfatto di quanto avevo vissuto. Sono le ore 22.30, il centro è off limit in quanto i gigli ostruiscono le vie e non consentono di ripercorrere la stessa strada in senso inverso. Sono costretto ad imboccare strade secondarie per ritornare in Piazza Duomo. Dopo pochi minuti rieccomi in piazza, illuminata a festa e gremita da una folla oceanica. E’ pazzesco come a quell’ora di notte, il nono ed ultimo obelisco stava or ora lasciando la piazza per cominciare il suo giro. Da lì in poi tutti gli 8 gigli e la barca, si sarebbero ritrovati sparsi per le vie del centro storico creando uno scenario impressionante.
Da lì potevo solo osservare qualche cima spuntare oltre i palazzi tra i vicoli. Era una bolgia di gente in delirio e festante dinnanzi a macchine mastodontiche. Ogni giglio sarebbe poi tornato al punto di partenza, una volta concluso il percorso. La parata va avanti così tutta la notte. Per una notte all’anno la città di Nola non conosce sonno. I cittadini sono abituati e non aspettano altro. L’attesa e l’importanza dell’evento è tale che nessuno si dispiacerà per non aver dormito, ma anzi…non si aspetta altro. L’indomani apprendo la notizia che l’ultimo giglio è rientrato alle ore 9.48 del giorno dopo, lunedì 26 giugno, sforando abbondantemente l’orario limite previsto dal regolamento che vuole l’ultimo rientro entro le ore 6.00 del mattino. I gigli una volta rientrati si dispongono uno dopo l’altro di fronte la facciata del municipio dove la sera stessa prenderà parte la fase conclusiva dell’evento allietata da un concerto e fuochi. E’ il momento in cui tutto finisce ma tutto si rinnova. La festa dei gigli non muore mai. E’ il momento anche in cui si assegnano già le nuove maestranze alle varie corporazioni. Da lì in poi ogni maestro di festa sarà impegnato nella scelta di una nuova paranza, di nuovi cantanti, di una nuova band, di nuovi artigiani per la costruzione di quello che sarà il nuovo giglio…Da quel momento ogni giorno si lavorerà per portare a termine la festa del prossimo anno, prevista, come di consueto, la domenica successiva al 22 giugno.
La Festa dei Gigli di Nola è talmente radicata nel popolo e nella sua origine secolare che è impossibile considerarla come un semplice evento. Al di là della sacralità e della devozione è da considerarsi come un rituale dalla forza altamente aggregante e liberatoria. Qui tutto si confonde ed è nell’indefinito che tutto appare legittimamente ammissibile e giustificabile. Vescovi e maestri di festa, neomelodico e liturgie, atto di devozione e retaggi pagani di antiche falloforie celebrate come auspicio di fertilità. Certe manifestazioni sono l’esternazione più estrema della natura umana e del suo rapporto con il mistero e l’ignoto che avrà ora vesti pagane, ora cattoliche ed ora….non si sa. La Festa dei Gigli è la manifestazione più autentica, spietata e verace dell’uomo che decide cosa e come credere, è l’atto in cui l’uomo rivendica la paternità di ciò che egli stesso vuole immaginare ed invocare.