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Villa San Michele

Ad Anacapri una delle ville più suggestive ed eleganti dell’isola azzurra: Villa San Michele, dimora storica del medico e scrittore svedese Axel Munthe (1857-1959), che proprio in questo luogo scelse la sua residenza, ammaliato dal fascino e dalla magia di una bellezza che qui pare non finire mai. Il dottor Munthe, come molti artisti e viaggiatori del nord Europa in transito per il Grand Tour, rimase folgorato dall’isola di Capri tanto che, come altri, decise di stabilire qui la sua dimora. Curzio Malaparte, lo scrittore Jaques Adelsward-Fersen, il magnate tedesco Krupp, ed altri ancora hanno lasciato a Capri tracce significative della loro vita sull’isola. Dimore eclettiche o razionaliste, neoclassiche o liberty, frutto della mescolanza di generi che nonostante tutto si fondono armoniosamente con il paesaggio caprese in una sorta di surreale equilibrio, dominano dai punti più panoramici dell’isola. Perle incastonate tra la roccia calcarea, capolavori di architettura destinati alla quiete assoluta e alla contemplazione davanti a scorci e paesaggi ineguagliabili.

Fu durante un soggiorno sull’Isola che il medico svedese rimase folgorato dai ruderi medioevali della Cappella San Michele, arroccati sullo strapiombo di Anacapri, suggestionato dalla spettacolare vista sul golfo di Napoli, le isole, il Vesuvio. I lavori per la realizzazione della villa continuarono per 20 anni, rallentati dalle difficoltà tecniche di un luogo così impervio e dalle vicissitudini di vita di Munthe. Molti reperti archeologici, ritrovati durante gli scavi furono impiegati per abbellire la villa trasformandola così in una vera e propria casa-museo. Nel suo immaginario era chiaro il desiderio di una dimora che fosse… “aperta al vento, al sole, al suono del mare, proprio come in un tempio greco….e luce, luce, luce ovunque!”Luce che purtroppo, a causa di una malattia agli occhi, lo costringerà ad abbandonare la villa per trasferirsi nella più ombrosa Torre Materita. Le suggestioni, il forte simbolismo, la spiritualità, il misticismo, sono elementi ricorrenti nella vita di Alex Munthe e, passando attraverso la scrittura, s’incarnano nel progetto concreto di una residenza che sia dimora dell’anima prima che del corpo. Munthe concepì la sua dimora come un progetto architettonico ampio nei volumi quanto nella capacità di rappresentare tutti i suoi pensieri e le sue emozioni riguardo la bellezza e le grandi questioni della vita, quella vita “indifferente alle gioie e ai dolori dell’uomo, muta e impenetrabile come la Sfinge”. La Sfinge, come quella di granito, metà donna e metà leonessa, simbolo esotico carico di magia e mistero silente, è diventata ormai simbolo della villa, che dalla balaustra della terrazza guarda ad Est il sorgere del sole, distesa con grazia, solenne, protesa verso l’infinito.

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