Valle delle Ferriere

Amalfi: una perla incastonata tra l’asperità di una costa che gelosamente la custodisce, la cui posizione strategica ma allo stesso tempo spettacolare per gli scorci che il paesaggio offre, l’ha resa nei secoli ambita da chiunque avesse voluto sceglierla come dimora. Il fascino di questa città da secoli si lega al suo passato storico, artistico e culturale che la distingue. Approdo sicuro per chi vi giunge dal mare, tappa d’obbligo per chi percorre i tornanti della costiera, il territorio di Amalfi vive anche nell’entroterra, nell’asperità rocciosa delle pareti scoscese dei Monti Lattari e nei fitti boschi che le rivestono. Abbandonato il mare, in particolare è la valle, delimitata a nord dal Monte Rotondo e attraversata dal torrente Canneto, che costituisce un ambiente unico nel suo genere tanto da rendere questo tratto di territorio Riserva Naturale a partire dal 1972. La cosiddetta ” valle delle Ferriere” infatti conserva un patrimonio naturale di rara specificità oltre che i ruderi di antichi mulini sostituiti poi nel XII e XIII secolo dalle cartiere. Qui si produceva infatti la pregiata carta bambagina, tipica amalfitana, secondo una tecnica importata dall’Oriente ma perfezionata in Occidente proprio nella città di Amalfi. Ma quello dei mulini è solo una parte del percorso che segna la valle. Questo si divide infatti in due tratti: uno “alto” che segue il torrente a monte, molto più “naturalistico” ed un percorso “basso”, quello dei mulini appunto, dove s’incontrano i ruderi delle cartiere, che dalla valle prosegue fino a penetrare nel cuore di Amalfi. 

Lasciata l’auto al parcheggio della piccola frazione di Pontone, cui si giunge percorrendo la strada che da Ravello conduce ad Amalfi, ci s’incammina verso il sentiero. Tra i vicoli di pietra delle abitazioni, alcuni attrezzi agricoli esposti in mostra testimoniano l’antica tradizione rurale del luogo e al forestiero non manca il saluto degli abitanti locali. Già dagli scorci che offre il paese è possibile scorgere la valle in tutta la sua bellezza, delimitata da boschi e falesie a strapiombo. Da lontano Amalfi, che dalla costa s’incunea nella valle. Il sentiero prosegue attraversando limoneti e muretti a secco fino a quando si è certi di aver lasciato, ormai, l’ultima casa alle spalle, comincia la sua discesa inoltrandosi nella macchia mediterranea.

Già da lontano si sente il fragore delle acque torrenziali e delle cascate ed ovunque i rigagnoli precipitano dalle pareti rocciose per unirsi al torrente. La prima cascata che s’incontra è quella che alimentava la vecchia ferriera, di cui ne restano i ruderi inglobati dalla vegetazione. Da questo punto è possibile proseguire assecondando il sentiero verso valle che dopo 50 minuti circa conduce ad Amalfi, oppure, guadare il torrente per imbattersi in una risalita verso monte.  Un’indicazione, recante il nome del sentiero in onore al meridionalista Giustino Fortunato, segna il punto esatto da cui incamminarsi. Risaliti alcuni gradini rocciosi si può osservare il torrente dall’alto, in un susseguirsi di dislivelli. Ma bastano pochi minuti di cammino per arrivare e poter ammirare uno degli scorci più suggestivi e di rara bellezza. La macchia mediterranea qui si mescola ad una vegetazione lussureggiante e tropicale tipica degli ambienti umidi, mentre cascate di ogni dimensione bagnano costantemente le alte pareti rocciose. Siamo arrivati dunque alla zona delle riserva integrale, dove specie vegetali rare hanno trovato il loro habitat ideale per sopravvivere nel corso dei millenni.

Qui il tempo sembra essersi fermato a milioni di anni fa. Felci giganti rare come la Woodwardia radicans sopravvisute alle glaciazioni con le loro foglie di un verde brillante fanno da scenografia ad una cascata che da 20 metri d’altezza precipita nebulizzando l’aria. E’ straordinario assistere come in questo luogo l’acqua si manifesti in tutta la sua forza ed ovunque dà vita, trasformando il luogo in un ambiente ad elevata umidità, ideale anche per specie rare di anfibi, come la salamandra dagli occhiali o piccole piante carnivore come la pinguicula hirtiflora. Lungo le pareti del canyon, nel quale il torrente scorre, concrecazioni calcaree interamente rivestite di muschi creano forme particolari frutto della secolare azione dell’acqua che ovunque scorre in un susseguirsi di rigagnoli che si diramano in ogni parte. Guardare dal basso le pareti fa sentire quanto si è indifesi di fronte all’imponenza della natura. Un salto di 65 milioni di anni dove tutto sembra essersi fermato. Una scenografia naturale unica nel suo genere che lascia senza fiato.

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