Non ero mai stato in Portagallo prima. Ho scelto la città di Porto come punto di partenza per spingermi verso nord e varcare i confini alla volta della Galizia, in Spagna, distante circa 120 km dalla città portoghese. La voglia di assaporare un po’ di Portogallo, per un viaggio che mi avrebbe visto concentrato altrove, era tanta e Porto è la città più a nord che offre ormai frequenti collegamenti aerei con le principali città europee, tra cui Roma da cui sono partito. E’ sera, e dall’oblò dell’aereo il paesaggio notturno regala una spettacolare vista sulla città illuminata potendo scorgere anche la costa oltre la quale si estende la vastità buia dell’oceano. Già dall’alto è possibile percepirne l’espansione urbana, tanto grande da renderla la seconda città più importante del Portagallo dopo Lisbona. L’influenza dell’oceano si avverte appena sbarcati. L’intera città è immersa in una foschia densa. Sarà così anche il giorno dopo e nonostante sia Settembre il caldo e l’afa non sembrano dare tregua diventando ancora più insopportabili per via dell’umidità elevata. Al mattino la città lentamente prende vita e decido di percorrerla a piedi attraverso le vie principali, dall’interno fino ai quartieri che affacciano sul fiume Douro.
A primo impatto la città trasmette tutte le sensazioni delle grandi città europee e anche nell’architettura come nell’urbanistica non delude. Le strade sono ampie e assecondano la naturale pendenza delle colline sulle quali si espande, offrendo prospettive davvero particolari sui vari quartieri della città. I palazzi del centro sono eleganti e raffinati, come quelli neoclassici o in stile liberty che contornano Avenida dos Aliados, una delle principali arterie alla cui estremità nord si trova il Municipio. La città seppur grande e monumentale appare silenziosa e desolata. La bellezza architettonica, la ricchezza storica e la modernità stridono con l’atmosfera vagamente decadente percepita. La sensazione è quella di percorrere una città un tempo all’apice della sua gloria ma che adesso vive nel nostalgico ricordo del suo passato ricco e glorioso. Anche i portoghesi appaiono silenziosi e discreti seppur straordinari nella loro gentilezza e ospitalità. Praça da Liberdade pullula di caffè turistici ma preferisco percorrere l’Avenida fino a Rua Formosa per raggiungere la Confeitaria do Bolhao, un’antica pasticceria popolare dove è possibile consumare una buona colazione con pochi euro offrendo un ambiente più autentico. L’interno è in stile belle epoque ed anche qui il tempo sembra essersi fermato e tutto si consuma nel silenzio e nella lentezza dei movimenti dei clienti seduti ai tavoli intenti a consumare il caffè o a leggere il giornale.
Dalla stessa strada si accede anche al caratteristico mercato popolare, mercado do Bolhao, senza dubbio uno dei luoghi più tipici della città, anch’esso in contraddizione con la modernità di altri elementi. L’impressione è quella di trovarsi in un grande patio, dove al centro sono collocate le singole botteghe mentre lunghi corridoi ne percorrono il perimetro al piano superiore. La merce esposta è varia e ciascuno vende quello che può senza curarsi troppo dell’ordine, tanto che tutto appare trasandato e messo lì per caso. La struttura stessa appare decadente, quasi spettrale per le tende a righe calate lungo i corridoi per ombreggiare i banchi di frutta, per il grigio del ferro delle lamiere, per il rumore dei piccioni in volo da una parte all’altra. E’ lontana l’atmosfera caotica dei mercati cittadini dove tutto è un tripudio di abbondanza, vita e colori tra la frenesia di abili venditori. Qui, la compravendita si consuma nel silenzio di pochi commercianti per lo più anzini che nella lentezza dei loro gesti rivelano una profonda dignità. Attraverso il mercato per uscire dalla parte opposta, in Rua de Fernandes, dove all’angolo scorgo già la Capella das Almas interamente rivestita su tutte le facciate esterne da splendidi azulejos: le tipiche piastrelle quadrate di ceramica smaltata con decorazioni azzurre su sfondo bianco tipiche dell’architettura portoghese.
Peccato non poter apprezzare al meglio questo gioiello architettonico che trovandosi all’angolo di un incrocio molto trafficato offre una visione molto ristretta spesso disturbata dalle auto in coda. L’incrocio interseca infatti una delle vie più importanti e movimentate della città, Rua de Santa Catarina,che con i suoi negozi è la strada commerciale designata allo shopping. Percorrendola verso Praça Batalha s’incontra il celebre cafè Majestic, il caffè storico di Porto inaugurato negli anni ’20 in stile Art Nouveau, con gli interni ricchi di legni pregiati, marmi e lampadari spettacolari. Il caffè fu luogo d’incontro per politi, intellettuali, artisti e ha conservato il fascino e l’eleganza di un tempo. Arrivati a Praça Batalha, la chiesa di Santo Ildefonso domina la piazza con la sua scalinata e gli spettacolari azulejos che rivestono la facciata racchiusa tra i due campanili. Dalla terrazza del sagrato è possibile notare come le strade formino lunghi corridoi attraversando la città con saliscendi che lasciano intuire la fatica nel percorrerli a piedi. Da qui, in un unico colpo d’occhio, è possibile vedere Rua 31 de Janeiro scorrere per tutta la sua lunghezza e proseguire con Rua dos Clerigos fino a terminare con l’omonima Chiesa e la sua Torre, simbolo della città di Porto. La Torre dos Clerigos ( Torre dei Chierici ) in stile barocco fu fatta costruire dall’italiano Niccolò Nasoni nel XVIII secolo, è alta 76 metri e con i suoi 225 gradini permette una vista panoramica su tutta la città. Ad eccezione delle prime ore del mattino, la foschia e l’umidità persistente non avrebbero permesso di godere appieno del panorma ed ho preferito quindi evitare la salita al campanile seppur con grande dispiacere.
Spostandosi nella parte est della città, tra Praça Batalha e Praça da Liberdade si trova invece la stazione di Sao Bento, considerata tra le più belle d’Europa. L’edificio fu costruito sui resti del convento di San Bento di Ave Maria agli inizi del ‘900 ad opera dell’architetto Marques da Silva, in sintonia con i dettami dell’Arte Nouveau dell’epoca. Ma bisogna andare oltre l’eleganza monumentale della facciata per capire veramente quale gioiello architettonico sia la stazione. Varcato l’ingresso, l’impressione è quella di trovarsi in una chiesa o un museo per la ricchezza decorativa delle pareti interamente rivestite di azulejos che come grandi arazzi ritraggono episodi della storia del Portogallo. Sono più di 20.000 le piastrelle di ceramica dipinte a mano dall’artista Jorge Colaço. La luce che filtra dalle ampie vetrate esaltandone l’azzurro e i contrasti permette di coglierne la grande ricchezza dei dettagli, continuando ad affascinare turisti e viaggiatori che con lo sguardo verso l’alto restano estasiati davanti a questo straordinario capolavoro.
Lascio la stazione per proseguire verso la zona universitaria e giunto a Rua das Carmelitas vado in cerca della celebre Livraria Lello, da molti considerta il santuario del libro e tra le librerie più belle al mondo. Fu inaugurata nel 1906 e realizzata per mano dell’architetto Xavier Esteves. L’esterno è in stile neogotico mentre l’interno si rivela di una bellezza inaspettata tanto che sembra di trovarsi in una cattedrale per la ricchezza di elementi architettonici. Tutto è realizzato in legno intarsiato, così come la scala centrale che sinuosa, come una doppia elica, conduce al piano superiore dove è presente anche un coffee shop. Sul soffitto, un ampio lucernario in vetro anch’esso decorato riporta la scritta latina decus in labore. Peccato solo che sia proibito fotografare e così non resta che comprare qualche libro e imprimere il ricordo nella memoria. Pochi metri dopo la libreria si apre Praça Gomes Teixeira, che per la celebre fontana è anche nota anche come Piazza dei Leoni. La piazza è dominata dal palazzo universitario e dalla Chiesa de Nossa Senhora do Carmo, anche questa dalla facciata laterale interamente rivestita di azulejos.Decido di lasciare la parte alta della città per spostarmi, finalmente, verso i quartieri che affacciano direttamente sul fiume Douro.
E’ strano vedere come dai quartieri alti non si percepisca la vicinanza del fiume. I palazzi ne ostacolano la vista e il centro storico resta comunque molto esteso. Senza preoccuparmi di seguire strade particolari mi lascio guidare verso la parte bassa della città. Attraversando il Jardin da Cordoaria, la Torre dos Clerigos continua ad essere un punto di riferimento e così la lascio alle mie spalle proseguendo giù per il mio cammino. Senza soffermarmi su monumenti particolari, percorrendo il ventre della città, si percepisce ancora di più quel contrastante senso di decadenza, soprattutto negli edifici, bellissimi ma semi abbandonati. Alzando lo sguardo, molti hanno i vetri infranti e finestre serrate ed anche le attività commerciali sono poche e piuttosto misere. L’impossibilità di far fronte alle spese, la crescente crisi economica e il conseguente impoverimento hanno favorito lo svuotamenteo del centro cittadino dove le case restano abbandonate e invendute. Pare che dal 1991 in poi, Porto abbia perso 65.000 abitanti che hanno preferito sposparsi ai margini della città. Seguendo la naturale pendenza delle strade raggiungo così il pittoresco quartiere di Ribeira, senz’altro quello più caratteristico della città, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Il quartiere, che affaccia direttamente sul fiume, incanta per le facciate dei palazzi dalle tonalità pastello e luccicanti di azulejos, dai cui balconi sventolano i panni stesi ad asciugare al sole. Botteghe di artigianato locale, caffè e ristoranti animano i portici medievali e i vicoli del quartiere restituendo una dimensione autentica e mai eccessivamente turistica e commerciale.
Lungo il fiume piccoli moli danno approdo ai barcos rabelos, le tipiche imbarcazioni locali, un tempo usate per trasportare il prezioso vino Porto e oggi impiegate per tour turistici lungo il Douro, che da qui offre una spettacolare vista sui ponti che lo attraversano. Dal quartiere della Ribeira è possibile infatti raggiungere la sponda opposta del fiume percorrendo il maestoso ponte in ferro a due piani Dom Luis I, realizzato nel 1886 da Theophile Seyrig, allievo di Gustave Eiffel, l’ autore dell’omonima torre parigina. Tra i ponti della città e senz’altro quello più apprezzato. Sormontato da un’unica grande arcata consente l’attraversamento alle auto sul piano inferiore, mentre quello superiore è riservato alla metro. Entrambi i piani sono però percorribile dai pedoni che dall’alto possono godere di una vista spettacolare sul fiume e la città di Porto. Il panorama da qui lascia senza fiato. Troppo bello per vederlo una volta soltanto e preferisco così tornare indietro per ripassare nuovamente al tramonto e godere di più tempo. Dopo una sana sosta riprendo la strada del ritorno, questa volta tutta in salita, per concedermi un meritato riposo in albergo prima di sera. Recuperato un po’ di forze, mentre il sole cala all’orizzonte, decido di ritornare al ponte di ferro per proseguire il mio cammino sull’altra sponda del fiume. Prendo la metropolitana da Sao Bento per sperimentare un po’ la funzionalità dei mezzi urbani e per raggiungere la parte alta al di là del fiume senza impegnarmi in ulteriori salite faticose. La rete metropolitana di Porto, con le sue 5 linee, è moderna ed efficiente e consente di muoversi attraverso l’acquisto di una carta ricaricabile.
Da Sao Bento la linea D attraversa il ponte al piano superiore fino alla fermata successiva, quella del Jardim do Morro, sulla riva sinistra del fiume, nel distretto di Vila Nova de Gaia, dove scendo per proseguire a piedi e salire ancora più in alto. Percorrendo l’Avenida da Republica seguo il muro di cinta di una rampa fino al suo accesso. La Rampa do Infante conduce all’ex convento della collina del Pilar dal cui piazzale è possibile godere di una spettacolare vista sul fiume Douro con i suoi ponti illuminati e sul centro storico di Porto. Il sole è appena tramontato e il cielo si colora di tonalità forti mentre la città accende le prime luci regalando una scenografia unica e di estrema bellezza. Lo sguardo corre lungo il fiume che ampio e sinuoso si perde all’orizzonte prima di gettarsi nell’oceano, mentre lo scintillio delle luci delle strade e degli edifici anima le sponde e le colline attorno.
Un ultimo sguardo e ritorno giù, attraversando i caratteristici vicoli delle case imbiancate di Vila Nova de Gaia. Questo lato del fiume è celebre per le numerose cantine di produzione del famoso vino Porto. Sono circa una sessantina e si susseguono una dopo l’altra, arroccate tra il fiume e la collina, offrendo ai visitatori visite e degustazioni per lo più gratuite oppure a pagamento. Dalla sponda opposta la Ribeira si illumina di luci calde e soffuse e tutto contribuisce ad un’atmosfera magica e romantica scandita dal dondolio delle barche a riposo e dal fado, la tipica musica popolare portoghese. Verrebbe voglia di non andar più via ma ormai è notte e riprendo la strada per il ritorno, lentamente, a piedi, per non perdermi un attimo di questa città che continua ad incantare per il paesaggio, la storia, l’arte, per la sua gente e per tutto ciò che la rende raffinata e popolare al tempo stesso. Ci sarebbe ancora molto da vedere e da capire per comprendere a fondo l’anima di questa città così piena di contraddizioni, meravigliosamente bella e struggente, autentica e vera. Una metropoli dal glorioso passato e dalle ferite aperte che nelle difficoltà dell’epoca contemporanea continua ad ammaliare e a sedurre persa nel suo fascino senza tempo.